Comunicato stampa
EVOLUTION | La ceramica multimediale di Nicola Boccini
a cura di Claudia Bottini
26 giugno – 24 luglio 2016

Panoramica galleria ADD Art – Spoleto – Italia
Maestro di ceramica a Deruta, Nicola dopo anni di ricerca all’estero, nel 2014 crea le sue prime ceramiche multimediali in bone china, una porcellana che grazie alla sua trasparenza e traslucidità è scelta per formare sottili pannelli luminosi interattivi. La luce riesce ad attivare nello spazio i linguaggi segreti racchiusi nella materia, attraverso una ricerca mentale che sente nella visione luminosa e nel colore, uno dei più coinvolgenti livelli espressivi.
In mostra anche Pectus terra, la prima scultura a tutto tondo in ceramica multimediale presentata a Milano, in occasione della mostra Luce4Good nel 2015. La luce all’interno delle tre sculture a forma di seno emana auree, spirito capace di sopravvivere alla malattia e al decadimento dell’esistenza biologica, forme evanescenti, che tendono alla perfezione, eterni archetipi della bellezza femminile.
Con Boccini la ceramica si “evolve” in un processo di trasformazione continuo e, grazie a micro sensori, le sue opere hanno una sua sensibilità e una vita quasi organica. Sottili fili di rame, conduttori di energia, sono le vene di questi nuovi organismi. Lo spettatore agisce sullo spazio dell’opera, le reazioni sono mutevoli e imprevedibili.
L’artigiano diventa light artist e il suo campo di sperimentazione è la ceramica e la percezione psicologica in tutti i suoi aspetti: percezione del colore, del movimento, della luce.
La luce naturalmente è stata utilizzata anche da altri artisti in Umbria, ma Nicola è stato l’unico ad avere l’intuizione, la “sensazione” di scegliere la luce artificiale come un medium privilegiato per il suo percorso artistico, attraverso materiali non industriali ma artigianali come la ceramica. Tradizione, artigianilità, manualità si uniscono alla ricerca e alla sperimentazione nell’opera di Boccini.
I Light Artists utilizzano la luce, la “manipolano” come materia prima, nella sua accezione di fenomeno propriamente fisico, la usano come colore e pennelli della pittura tradizionale. Nicola sostituisce il colore a smalto delle ceramiche con la luce. Come far vedere la trasparenza e la fragranza costitutiva dalla materia ceramica al buio? La risposta è grazie alla luce.
Come tutti i light artists, Boccini vuole accrescere la conoscenza attorno alla visione, educare e sviluppare la percezione ottica (o visiva), allargare i settori nei quali le nuove ricerche sperimentali possono trovare applicazioni anche pratiche.
Boccini ci conduce ad una nuova dimensione della percezione visiva in arte che include soprattutto il coinvolgimento dello spettatore, grazie alla luce. Una “nuova arte” in cui non possono esistere separazioni fra architettura, pittura, scultura e artigianato.

via Palazzo dei Duchi 6, 06049 SPOLETO (PG) Italia – tel. +39 334 5380780
EVOLUTION – La ceramica multimediale di Nicola Boccini
a cura di Claudia Bottini
26 giugno – 24 luglio 2016
Tutti i giorni del Festival ore 16:30-21:00, dal 11 al 24 luglio su appuntamento
Claudia Bottini
Ci rifiutiamo di pensare che l’arte e la scienza siano sfere distinte e
quindi che le imprese realizzate dall’una non possono appartenere anche all’atra.
Gli artisti anticipano le imprese scientifiche;
le imprese scientifiche provocano sempre delle imprese artistiche
(Lucio Fontana, Manifesto spaziale, 1947)
È stato detto più volte che i light artists, incominciando da Lucio Fontana con il suo neon, «sustancia luminosa y maleable», utilizzano la luce, la “manipolano” come materia prima, nella sua accezione di fenomeno propriamente fisico, che la usano come il colore e i pennelli della pittura tradizionale. Per la prima volta nella storia dell’arte Nicola Boccini riesce a sostituisce il colore a smalto delle ceramiche con la luce. Si è chiesto come rendere viva la materia, come far vedere la trasparenza, la fragranza costitutiva della ceramica e la risposta è la luce.
Una vita di ricerca e sperimentazione che lo porta a fondare nel 1997 il CLS (Ceramica Libera Sperimentale) gruppo internazionale di artisti che perseguono lo stesso obiettivo: rivoluzionare il mondo della ceramica, non solo formalmente, ma creando una nuova composizione materica, studiando la fabbricazione delle porcellane di tutto il mondo. Incominciano i suoi viaggi, nel 1999 in Olanda, per studiare il trattamento industriale delle porcellane Bone China, in Russia, per la porcellana fine Vitrus China e in Messico per la Corda secca (Cuerda secca).
Alle sue prime sculture, penetrate da forme geometriche e macchie di colore, aggiungerà la luce, indispensabile per la vita, come la terra che genera le sue opere. Nel 2009 espone i suoi pannelli luminosi in Olanda, selezionato dal centro di ricerca EKWC (European Keramic Work Center) per il Dutch Design Week dal titolo Ceramics&Architecture, sottili fili di rame, conduttori di energia, sono le vene di queste nuove creazioni: «la mia aspirazione», scrive, «è rendere la ceramica unica protagonista, in senso assoluto. Ho scoperto questa nuova tecnica porcelain vein, quando ho cominciato a pensare di introdurre nella porcellana i metalli (rame, ottone, ferro, platino ecc.)».
Il colore luminoso delle formelle vicine e quadrate si allarga dai bordi, sfrangiati e indefiniti. Boccini attinge ad una limpidezza e soprattutto ad una rarefazione astratta che allude ad un senso di quiete e appagamento. Il risultato di queste ricerche è il brevetto internazionale del 2012, che prende il nome di “Tecnica Boccini”. Usa porcellane liquide che creano lastre sottilissime, traslucide come il vetro, dove la luce colorata, supera la limitazione bidimensionale della superficie. Per Aristotele e poi Lucrezio, il vedere avviene solo attraverso il diafano: l’occhio al suo interno è trasparente e riconosce la luce e la forma degli oggetti grazie alla membrana simile all’acqua che riceve e riflette i raggi visivi. Con Boccini è la materia stessa che diviene luminosa, così che la luce, la conoscenza e la bellezza si fondano tra loro. La ceramica che permane ogni aspetto della nostra vita, con la “Porcelain veins” è riuscita ad estendere le sue possibilità al più potente dei cinque sensi, la vista, lasciando incontaminata la natura immateriale della luce.
La Light Art in Umbria si lega, non ai materiali industriali, ma alla tecnica artigianale più importante della nostra regione, la ceramica. Tradizione, artigianalità e manualità si uniscono alla ricerca scientifica e alla tecnologia. Boccini parte dalla constatazione che la produzione artistica ceramica è satura e destinata alla ridondanza, alla ripetizione di forme; si propone perciò di cambiare e rinnovare i materiali di quest’arte ampliandone la facoltà creative e percettive. La ceramica luminosa diventa “interattiva” nel 2014, la prima opera in ceramica multimediale che interagisce con il pubblico, Evolution 14.0, formata da 30 pannelli viene esposta alla Taiwan Ceramics Biennale (TCB) di Taipei. Nello stesso anno viene presentata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma per la mostra La Scultura Ceramica Contemporanea in Italia.
Grazie all’aiuto d’ingegneri immette dei micro sensori all’interno del composto ceramico, lo spettatore con la sua voce o il tatto, agisce sullo spazio dell’opera, le reazioni sono mutevoli e imprevedibili e l’opera ha una sua sensibilità e una vita quasi organica. Evolution diventa il risultato e l’unione tra il progetto artistico e l’effetto di fascinazione prodotto sullo spettatore.
Nicola Boccini porta avanti una ricerca sulla percezione, sullo spazio e sulla interazione, iniziata negli anni Sessanta, con i movimenti che hanno creato macchine e installazioni, sperimentando nuovi materiali come il neon e il laser alla ricerca di un modo nuovo di concepire la realtà. «L’unica differenza che permane tra la macchina reale e la macchina oggetto di arte resta l’unicità di quest’ultima la cui fruizione è puramente estetica», così Corrado Maltese introduce all’Arte programmata e cinetica, movimento internazionale che vede uno dei maggiori rappresentanti nell’artista ungherese Nicolas Schöffer che dagli anni Cinquanta costruisce le sue macchine Lux che interagiscono con l’ambiente unendo movimento, luce e suono. In Italia ci sono i cinetici del Gruppo T a Milano con Gianni Colombo e il suo Spazio elastico del 1967 o le Topoestesie (1965-1970) dove lo spettatore è introdotto in ambienti bui e sottoposto ad una serie di stimoli ottici e fisici per disorientarlo e spaesarlo. Il Gruppo N a Padova con Alberto Biasi che lavorava sulla rifrazione della luce creando i prismi di luce nel 1963, tutte ricerche sulla reazione individuale allo stimolo luminoso. Ci si propone, cioè di accrescere la conoscenza attorno alla visione, di educare e sviluppare la percezione ottica o visiva.
Una “nuova arte” in cui non possono esistere separazioni fra architettura, scultura o artigianato, come nel caso di Boccini. Un nuovo modo di relazionarsi al pubblico, entro dinamiche aperte al dialogo creativo e inconsueto, quasi “ludico”. Genere che emerse durante gli anni delle avanguardie storiche, per poi essere approfondito dai movimenti come Fluxus, negli anni Sessanta. Il pubblico, si avvicina, sperimenta, usufruisce, gioca all’interno dell’opera artistica.
Boccini si muove sulla strada tracciata da questi artisti, trasformando le ceramiche in opere ottiche sonore e luminose al fine di trasformarle in strumenti che evocano, che sollecitano immagini e sogni. Il pubblico fino a questo momento rimasto passivo, davanti all’oggetto ceramico, si trasforma in co-autore attraverso l’interattività fisica. Il “corpo” dello spettatore, diventa strumento “tecnologico” come lo definisce Pier Luigi Capucci, che dà la possibilità di “immergersi” nell’opera, «di entrarvi e di interagire in tempo reale con essa». Grazie all’utilizzo delle «modalità cinestetiche e percettivo motorie, […] il corpo articolato emerge dall’oblio di una condizione sacrificata, quasi di rifiuto, per assurgere a una nuova solarità». I pannelli di Evolution, che i fruitori possono scegliere, cambiare, “suonare”, formano tessiture geometriche. Veri e propri “murali interattivi luminosi”, fatti di forme semplici e ripetitive, che permettono alla luce e alle ombre di giocare sull’intera superficie, creando un’impressione di mobilità.
L’uso creativo e ludico di tecnologie, spinge Nicola Boccini ad ampliare le forme estetiche che la sua ceramica può creare. Nel dicembre 2015 nasce Pectus terra, un’installazione formata da tre sculture in bone china, la prima opera a tutto tondo in ceramica interattiva. Tre seni di diversa grandezza, risplendono nel biancore dell’incarnato porcellanato, rappresentando le tre età della donna. Pensati ed esposti per la mostra Luce4Good – Light Art Ensemble 2015 di Milano, a cura di Gisella Gellini e Domenico Nicolamarino, un’iniziativa benefica contro i tumori al seno. La luce all’interno cambia in continuo e proietta auree, aloni di luce che li avvolgono e li proteggono; spiriti capaci di sopravvivere alla malattia e al decadimento dell’esistenza biologica, forme evanescenti, che tendono alla perfezione, eterni archetipi della bellezza femminile. I cerchi concentrici sul soffitto formano una costellazione, un cielo notturno che dà l’idea, fisica e spirituale, di uno spazio infinito.
Nicola Boccini in pochi anni è riuscito a far emergere l’importanza della luce come arte applicata, che prende vita in oggetti di artigianato nuovi, “contemporanei”, e anima la propria materia. Una materia luminosa dalle infinite potenzialità che meglio di ogni altra esalta lo spazio che la ospita creando inaspettate suggestioni e semplici immagini luminose nello spazio buio.
Claudia Bottini
Claudia Casali
Artista versatile ed eclettico, come è stato più volte definito, Nicola Boccini ha fatto dell’innovazione e della ricerca i suoi ambiti di interesse primari. La sua continua sperimentazione nasce da una vera e attenta sapienza tecnica, acquisita da anni di duro e intenso lavoro nella bottega artigiana di famiglia, studiando e acquisendo i segreti di quella maiolica che ha fatto della sua città natale, Deruta, uno dei centri di eccellenza noti in tutto il mondo. La tradizione della ceramica e della porcellana in particolare sono infatti il punto di partenza della sua peculiare ricerca, volta ad identificare nuovi ambiti artistici di riferimento. Conoscere l’abc della ceramica lo porta ad intraprendere percorsi mai sperimentati finora con la materia, in una singolare e personalissima ricerca che ha, a volte, dell’incredibile. Da Deruta al mondo: ecco il percorso formativo ed artistico di Boccini, che ha inteso misurarsi con i più importanti centri di innovazione artistica (come l’olandese EKWC European Keramic Work Center), trovando una propria dimensione lavorativa, nuova, diversa, contemporanea, rispondente alle attuali esigenze di fruizione.
Il termine più proprio per questo percorso artistico in continua evoluzione è “contaminazione” tra linguaggi, tecniche e poetiche: all’analisi tecnica subentra la ricerca formale, come afferma l’artista, “prima analizzo, approfondisco e sperimento una nuova tecnica e solo dopo la adatto ad una nuova forma”. In realtà, come accade a molti artisti della sua generazione, è il concept medesimo unito al procedimento che diventano essi stessi momento imprescindibile dell’opera d’arte e della sua definizione.
Il metodo innovativo approfondito in questi ultimi anni riguarda la light art con pannelli luminosi in porcellana, uniti ad interazione e multimedialità. L’approccio sinergico con lo spettatore è il punto di approdo dell’installazione: giochi cromatici interagiscono con la voce dello spettatore, la palette di colori luminosi ne svela il suo umore, la luce diviene elemento dinamico, variabile, scambievole. Lo spettatore è posto al centro dell’opera, ne diviene l’artefice temporaneo che propone un dialogo. In questa accezione, la ceramica diviene più che mai materia viva e fluida, che ha così una nuova vita e una nuova vitalità: questo è l’obbiettivo ma anche il punto di partenza per una riflessione differente su questo antico linguaggio artistico che ha unito per millenni popoli e civiltà e oggi trova nuove dimensioni di indagine.
Nelle nuove ricerche oggi in via di definizione, lo spettatore verrà presto invitato a nuove sperimentazioni e sinergie con altri materiali differenti e vari (come batteri, muschi e licheni, solo per citare alcune delle indagini in atto ) in uno scambio e coinvolgimento continui.
Boccini è il picaro della ceramica, il ribelle propulsore di energia innovativa, un moderno Johann Friedrich Bottingër (l’inventore della porcellana dura, vera rivoluzione europea del ‘700), un alchimista contemporaneo sempre in preda alle convulsioni della novità. Dal suo antro sperimentale questo moderno apprendista stregone ci porta a scoprire una nuova arte che fa della ceramica la vera materia del futuro, capace di dialogare con tutte le arti e con tutte le generazioni, in un rapporto assolutamente “personale”, come afferma l’Artista stesso, per cui la ceramica è “Un lungo viaggio esplorativo, irripetibile all’interno della materia che esprime la mia anima. Emozionante, affascinante, pericolosamente appassionante, unica imprevedibile e gelosa compagna di vita!”.
Claudia Casali
Direttrice del Museo Internazionale delle Ceramica in Faenza
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